Il presidente Mastrocinque: “La manovra annunciata dal ministro Giorgetti sia occasione per parametrare le percentuali a favore di quelle più basse”.
Sulla scorta dei dati dell’osservatorio nazionale Inps in merito alle pensioni, il patronato Inac-Cia elabora le stime reali della rivalutazione delle pensioni annunciata dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti. In Italia si erogano 17.749.278 pensioni, la parte destinata agli autonomi sono circa 3.200.000 (tra questi gli ex agricoltori). Quasi il 40% sul totale delle pensioni ha un importo medio di euro 1021,00 al mese da qui il range di rivalutazione annunciato dal ministro Giorgetti al 7,3% si tradurrebbe in un incremento che va dai 38 euro ai 180/mese, al variare degli importi annui percepiti dai pensionati. Insomma, per le pensioni basse, stiamo parlando di un benefcio reale di circa 20 centesimi di euro al giorno. Facendo il conto, il costo della rivalutazione complessiva per gli autonomi ammonterebbe a 1,2 miliardi di euro, mentre i circa 850.000 pensionati che percepiscono oltre 3000 euro/mese peserebbero, invece, per complessivi 2,4 miliardi. Tradotto in soldoni: il 5% del totale dei pensionati costa, in termini di rivalutazione il doppio di quello che verrebbe elargito al 40% sul totale dei pensionati. “Questa analisi di stima -sostiene il presidente di Inac-Cia Alessandro Mastrocinque- dimostra come bisognerebbe porre grande attenzione nell’applicazione delle percentuali delle rivalutazioni. Il rischio che si corre -afferma il presidente di Inac-Cia- è ‘l’effetto Robin Hood al contrario’, dove le fasce più sofferenti hanno un incremento che non incide minimamente sulla qualità della loro vita e si facilita sola la possibilità di spesa dei più facoltosi. Per questo bisognerebbe, in questa fase -aggiunge Mastrocinque- parametrare le percentuali, favorendo le pensioni basse”. Per una rivalutazione più incisa ed equa,-propone il patronato Inac-Cia- bisognerebbe partire dall’applicazione delle percentuali più alte per chi percepisce assegni da mille euro al 9 per cento, per arrivare ad un 1,5% da applicare alla fascia che riguarda gli assegni mensili superiori ai 3000 euro. “La copertura complessiva economica dell’impegno -afferma Mastrocinque-, ovviamente solo per queste due fasce di pensioni prese in esame, sarebbe equivalente e si aggirerebbe sui 3,6 miliardi di euro. A nostro avviso -conclude il presidente di Inac-Cia- ha più senso, anche in un’ottica di spinta verso i consumi, mettere più soldi in tasca a chi, oggi, vive con 1000 euro/mese. Queste persone con circa 100 euro al mese in più, forse potrebbero acquistare beni e servizi, dando un impulso anche ai consumi che ristagnano. Passare una pensione da 3000 euro/mese a 3050 con cambia la qualità della vita”.
Fonte cia.it