Segnali positivi da revisione legge 157/92 dopo anni di battaglie dell’organizzazione. Ancora tanto da fare in zona rossa a un anno dal primo caso Psa
La positiva modifica dell’articolo 19 della legge 157/92 in Manovra è un passo importante nel contrasto alla fauna selvatica in Italia. Le infinite sollecitazioni di Cia-Agricoltori Italiani al mondo politico in questi anni hanno portato a un primo risultato tangibile, che non può non essere accolto con favore dal settore primario. “E’ urgente che ora si lavori insieme per arrivare a una veloce emanazione del Piano straordinario nazionale di gestione e controllo -dichiara il presidente Cia, Cristiano Fini- che dovrà avere una ricaduta nelle singole Regioni dove la questione cinghiali è diventata insostenibile e ha provocato ingenti danni alle coltivazioni, agli allevamenti e alle strutture agricole”. La novità importante della revisione della legge riguarda l’inclusione delle finalità di tutela che riguardano la biodiversità, l’incolumità pubblica e la sicurezza stradale, oltre alla possibilità per le Regioni di intervenire anche nelle zone vietate alla caccia, incluse aree urbane e aree protette. Si esprime soddisfazione anche per l’incremento del fondo per i risarcimenti alle aziende che hanno subito danni da fauna selvatica (500mila euro), tuttavia si auspica che questi ristori siano presto implementati perché ben al di sotto delle attuali stime, che si aggirano sui 150 milioni di euro. A un anno esatto dal ritrovamento delle prime carcasse di cinghiale infette, Cia ricorda, inoltre, il pericolo di epidemia di Peste suina africana legato alla proliferazione degli ungulati sul territorio nazionale. Ancora tanto lavoro c’è da fare nella cosiddetta “zona rossa” in Piemonte e Liguria, dove il lavoro di recinzione procede a rilento, la figura del Commissario sembra poco risolutiva e il numero dei capi abbattuti è assolutamente irrisorio. Cia ricorda, infine, che tutte le aziende suinicole costrette a compiere abbattimenti preventivi di capi sani non hanno ottenuto ad oggi alcun indennizzo, né possono riprendere l’attività di allevamento forzatamente interrotta.
Fonte cia.it