Crolla di un terzo il valore accordato ai produttori sempre più penalizzati
Settembre è iniziato nel segno delle speculazioni e del ribasso iniquo dei prezzi accordati dalla parte industriale ai produttori di uva da vino e di pomodoro. A denunciarlo, attraverso una prima analisi dell’andamento delle rispettive campagne, è Cia Capitanata.
-spiega Angelo Miano, presidente di Cia Capitanata-
Alcune aziende locali di trasformazione stanno ritirando il pomodoro lungo a un prezzo inferiore rispetto a quello del contratto sottoscritto e si registrano prezzi abbattuti fino a 130 euro alla tonnellata, operando un pesante taglio dei prezzi anche sul prodotto più qualitativo. A farne le spese sono soprattutto i produttori che, a causa della siccità e dello stop all’erogazione dell’acqua per le irrigazioni, hanno visto ridurre almeno del 20% la propria produzione per ettaro. In questo modo, chi si trova nella necessità di vendere, non riuscirà a coprire nemmeno i costi di produzione.
Tutto questo accade proprio quando l’iter di approvazione della Dop Pomodoro di Puglia, che certifica sforzi e investimenti per elevare ulteriormente una produzione già di altissima qualità riconoscendo a essa il giusto valore, è ormai alle battute finali.
Per i produttori di uva da vino, la situazione è ancora più pesante. Già fortemente penalizzati nel 2023 dalla peronospora, con gli aiuti promessi ma non ancora erogati, quest’anno si vedono tagliare i prezzi di 10 euro al quintale. Invece di 35 euro al quintale, che corrispondono alla giusta valutazione di una qualità quest’anno molto alta, in moltissimi casi agli imprenditori agricoli viene proposto un prezzo di 25 euro al quintale.
-aggiunge Nicola Cantatore, direttore provinciale di Cia Capitanata-
Anche in questo caso si va a penalizzare un settore che, nonostante i mille problemi affrontati, continua a esprimere una qualità produttiva altissima, a fronte di una decisa contrazione della quantità causata dagli effetti di lungo corso della peronospora e della siccità.
-dichiara Gennaro Sicolo, presidente regionale dell’organizzazione e vicepresidente nazionale della Confederazione-
Settembre non poteva iniziare in modo peggiore. In questo modo, si dà un segnale negativo a tutto il comparto in un momento decisivo, che dovrebbe segnare una ripresa e, invece, è caratterizzato da speculazioni pesanti, inique e ingiustificate.
La prima e più importante questione da cui passa il futuro dell’agricoltura continua a essere quella della redditività e della distribuzione equilibrata della catena del valore lungo la filiera. Il rischio imprenditoriale nel sostenere costi e investimenti è aumentato a dismisura, negli ultimi anni, non solo a causa di siccità, calamità di ogni genere e fitopatologie, ma anche per l’estrema incertezza sul ‘quantum’ viene riconosciuto agli agricoltori a fronte di produzioni di eccellente qualità.
È su questo che istituzioni regionali, governo nazionale e Unione Europea devono lavorare con concretezza e determinazione per non mortificare i sacrifici sostenuti dagli agricoltori, altrimenti ci troveremo di fronte a un autunno molto ‘caldo’ non solo dal punto di vista climatico.
Fonte cia.it