Il Governo recepisca immediatamente le indicazioni della Commissione Agricoltura del Senato. Basta danni, basta emergenza selvatici, si passi subito alla riforma della Legge 157/92. E’ necessario passare dalla protezione alla gestione della fauna selvatica. Gli agricoltori sono stanchi ed esasperati.
L’approvazione, in commissione Agricoltura del Senato, della Risoluzione a firma del Senatore Taricco sulla fauna selvatica, potrà consentire al nostro Paese, finalmente, di affrontare in modo organico, unitario e puntuale l’emergenza ungulati, arginare ed evitare i danni su agricoltura e zootecnia, scongiurando tra l’altro il rischio costante di incidenti sulle strade e sempre più anche nelle città. Sbotta così, con forza, il presidente regionale di Cia-Agricoltori Italiani, Nicodemo Podella: “nel documento approvato in Senato, trovano finalmente ascolto gli innumerevoli appelli e comunicati diffusi a livello nazionale e regionale, le tante manifestazioni, le mozioni d’ordine assembleare del mondo agricolo e dell’organizzazione.”
Dare dignità nazionale al problema fauna selvatica, continua ancora il presidente di Cia, è un passo molto importante che bisogna assecondare e sostenere se necessario anche attraverso una decisa azione popolare e di piazza. Come organizzazione è da anni che stiamo sostenendo la battaglia degli agricoltori di Cia, con prove di fatti circostanziati e numeri da fare rabbrividire: 2 mln di ungulati in circolazione, oltre 200 mln di danni all’agricoltura e 469 incidenti, anche mortali, in quattro anni, sono numeri che non si possono più sopportare e sostenere.
E’ necessario, dice Podella nel riferire di una specifica ultima mozione d’ordine della Direzione regionale di Cia che invita tutti alla mobilitazione, riportando e condividendo le parole espresse dal Presidente nazionale Scanavino, che “ora il Governo deve fare la sua parte dando seguito agli impegni richiesti dalla Risoluzione, frutto di un periodo anche troppo lungo di audizioni e confronti, ma in grado, attraverso 21 punti dettagliati, di sbloccare l’impasse che si concentra in primo luogo in una legge sulla gestione della fauna selvatica, datata 1992”.
Con queste parole, sottolinea Podella, ricordiamo e rivalutiamo la proposta di riforma della Legge 157/92 presentata dall’organizzazione nel 2019 con il lancio del progetto “Il Paese che Vogliamo” e, condividiamo l’appello contenuto nel testo approvato in Senato, a superare definitivamente il problema dello squilibrio nel nostro territorio con interventi urgenti per semplificare e uniformare in tutto il Paese, le procedure relative all’accertamento e al rimborso dei danni e per ripensare la gestione di tutta la fauna selvatica, dal censimento all’ampliamento dei soggetti coinvolgibili nel controllo, compreso il ruolo che possono esercitare gli agricoltori.
La nostra organizzazione, ricorda Podella, ha chiesto recentemente un incontro ai ministri Stefano Patuanelli (Agricoltura), Lamorgese (Interni) e Cingolani (Transizione ecologica) perché noi ci sentiamo pronti a contribuire a ricercare soluzioni, come più volte dimostrato con i tanti tavoli attivati sul territorio con istituzioni, enti e realtà locali, ma il Governo deve finalmente muoversi e fare la sua parte. La Risoluzione approvata in Senato chiede un impegno preciso al Governo, affinché dia subito forma con ministeri, regioni, province e associazioni tutte, a una cabina di regia per definire un programma di interventi e produca le necessarie modifiche normative per la sua attuazione. E noi ci siamo, chiosa Podella, ma in primo luogo si devono muovere le Istituzioni, altrimenti proveremo ad alzare il tono della nostra voce anche nelle piazze e per le strade della nostra Calabria, lo abbiamo fatto altre volte, lo faremo ancora.
Ci auguriamo, infine, dice Podella, che anche la Regione Calabria sappia rispondere alla necessità di avere efficaci piani faunistici per una stabile e sostenibile coesistenza fra attività agricole, protezione dell’ambiente e incremento e salvaguardia della biodiversità, in linea con quanto previsto dall’Unione Europea, che sa benissimo che gli agricoltori, con la loro presenza, operosità e sapienza, sono l’avamposto della tutela dell’ambiente e presidio del territorio a garanzia dei danni causati dal cambiamento climatico e dal dissesto idrogeologico. E quest’ultimo, conclude Podella, è anche frutto dell’abbandono delle aree interne e del crescere delle aree incolte anche per colpa grave di chi si gira dall’altra parte e si attarda ancora a non volere risolvere il problema dell’eccessivo proliferare di tante specie selvatiche a partire dai cinghiali.