Iniziativa in vista dell’evento Onu a Roma del 24 luglio, le best practice per raggiungere obiettivi Agenda 2030
In preparazione dell’UN Food System Summit, l’evento globale sui sistemi sostenibili del cibo che si terrà alla Fao dal 24 luglio, Cia-Agricoltori Italiani e l’Associazione Donne in Campo-Cia hanno promosso oggi all’Orto botanico di Roma un’iniziativa di confronto internazionale sul tema dei sistemi locali alimentari. Le Comunità e i Distretti del cibo sono, infatti, un fattore strategico per lo sviluppo sociale ed economico dei territori, la permanenza delle famiglie agricole nelle aree interne, la tutela della biodiversità, la valorizzazione delle diete tradizionali ed il contrasto all’omologazione alimentare, come la promozione del cibo sintetico. “L’iniziativa ha sottolineato l’urgenza del pieno riconoscimento giuridico del valore economico, sociale, culturale dell’agricoltura familiare per la realizzazione dell’Agenda 2030 -ha dichiarato la presidente di Donne in Campo-Cia, Pina Terenzi– creando una connessione strategica tra l’UN Food System Summit e gli obiettivi del Decennio dell’agricoltura familiare 2019-2028 delle Nazioni Unite”.
Era presente la delegazione calabrese con Giovanna Fusto Vice Presidente Donne in Campo Calabria, Assunta Aragona e Angelica Familari delegate Donne in Campo Calabria
Filo conduttore dell’evento le due best practice italiane presentate all’evento: il Distretto del cibo, Biovenezia e quello della Comunità del cibo e della biodiversità della Basilicata. ”La cultura rurale, la biodiversità agroalimentare e il cibo sono tre patrimoni che costituiscono il valore della terra e di chi la lavora: un patrimonio materiale e immateriale inestimabile, del quale noi ci facciamo animatori e custodi”, ha dichiarato Concetta La Rocca, presidente Donne in Campo-Cia della Basilicata.
“La trasformazione dei nostri sistemi agroalimentari in sistemi più efficienti, più inclusivi, più resilienti e più sostenibili dipende dall’emancipazione di tutte le donne e dall’uguaglianza di genere -ha dichiarato nel suo intervento il vicepresidente Fao, Maurizio Martina-. Colmare il divario di genere nella produttività agricola e il divario salariale nell’occupazione nei sistemi agroalimentari aumenterebbe il prodotto interno lordo globale dell’1% (o quasi mille miliardi di USD). Ciò equivale a ridurre l’insicurezza alimentare globale di circa 2 punti percentuali, riducendo di 45 milioni il numero di persone in condizioni di insicurezza alimentare”.
“L’agricoltura familiare è un attore importante dello sviluppo sostenibile, perché fornisce la maggior parte del cibo sia nei paesi in via di sviluppo che in quelli sviluppati, aiutando le economie rurali a crescere -ha dichiarato Marco Comagni, lead global specialist di Ifad-. Gli agricoltori familiari preservano e ripristinano la biodiversità e gli ecosistemi, tramandando le tradizioni e promuovendo l’equità sociale e il benessere delle comunità”
Sul ruolo dei distretti è intervenuto il presidente della Consulta dei Distretti del cibo, Angelo Barone: “Il cibo e l’agricoltura devono essere i riferimenti da cui partire per uno sviluppo veramente sostenibile per nutrire e salvaguardare il pianeta. In questa visione, i Distretti del cibo possono rappresentare un modello di governance dei sistemi locali del cibo”. ”
Nel quadro del Food System Summit, il Gruppo di Lavoro Sistemi e Politiche Locali del Cibo -ha commentato Giame Berti, MAECI– ha presentato il proprio contributo attraverso un Rapporto che indica come i sistemi e delle politiche locali del cibo possano contribuire alla trasformazione del sistema alimentare italiano, affermando la centralità del cibo, non solo come prodotto per il mercato ma come diritto fondamentale degli uomini”. Ha chiuso l’evento il presidente nazionale Cia, Cristiano Fini che ha focalizzato il suo intervento sul rapporto fra città e campagne: “Dobbiamo avvicinare i cittadini alle nostre aree realtà agricole, il concetto chiave dei sistemi locali alimentari è la costruzione di una nuova relazione città-campagna, in cui la campagna non è più vista e vissuta come un territorio marginale e fragile e assume, invece, un ruolo centrale in quanto produttrice di cibo salutare, ma anche fornitrice di servizi ecosistemici che vanno a influenzare direttamente la qualità della vita delle città”.