Fini a Palazzo Chigi: negoziare con fermezza, semplificare norme UE e sostenere i produttori
In risposta all’impatto delle tariffe imposte dagli Stati Uniti sui prodotti agroalimentari europei, il presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, ha illustrato a Palazzo Chigi una strategia articolata in quattro direttrici per tutelare e rilanciare il Made in Italy, nel corso dell’incontro con la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni.
Una sola voce per l’Europa: serve una soluzione diplomatica
“Serve un’azione negoziale forte e unitaria dell’Europa – ha affermato Fini – per scongiurare una guerra commerciale e salvaguardare i traguardi raggiunti dal nostro agroalimentare.” L’Italia, primo Paese Ue per export agroalimentare verso gli Stati Uniti, è anche quello più esposto: quasi 8 miliardi di euro di export, pari al 12% del totale nazionale, contro il 2,5% della Germania, il 4,7% della Spagna e il 6,7% della Francia.
Superare gli ostacoli interni: semplificare il quadro normativo UE
Fini ha sottolineato che, accanto alla questione dei dazi, è urgente agire sulle barriere non tariffarie. “Troppa burocrazia e un quadro regolatorio frammentato penalizzano la competitività delle imprese all’interno del mercato unico europeo. Serve un intervento deciso di semplificazione normativa.”
Diversificare i mercati: consolidare l’export e aprire nuovi sbocchi
È strategico rafforzare i rapporti commerciali con mercati extra-UE come il Giappone e il Canada, dove cresce la domanda di prodotti italiani, ed è fondamentale esplorare nuovi mercati. Per Fini, “servono politiche di promozione, formazione, aggregazione e innovazione, oltre a un immediato aggiornamento dell’OCM vino, per sostenere le imprese sui mercati internazionali”.
Un fondo europeo “azzera dazi” per compensare le perdite
Per affrontare gli effetti economici diretti, Cia propone la creazione di un Fondo UE “azzera dazi”, destinato ai settori più colpiti: vino (2 miliardi di export USA), olio (quasi 1 miliardo), pasta (1 miliardo), formaggi (550 milioni). Alcune regioni, come la Sardegna (49% del suo export agroalimentare va negli USA) o la Toscana (28%), sono particolarmente esposte.
Fini ha inoltre proposto che il fondo preveda indennizzi per le perdite subite, anche in deroga alle attuali regole UE sugli aiuti di Stato, oltre a compensazioni indirette per ridurre i costi energetici e dei fattori di produzione, oggi tra i principali ostacoli alla competitività dell’export.
Conclusioni: un intervento tempestivo per difendere l’agroalimentare italiano
Cia-Agricoltori Italiani chiede che il Governo italiano e l’Unione Europea si muovano con urgenza e coesione per difendere reddito, lavoro e produzione agricola. La posta in gioco è alta e richiede azioni strutturali, risorse dedicate e una visione condivisa a tutela delle imprese e dei territori.