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L’intervento del vicepresidente Passarini al seminario del coordinamento FREE

 

Il fotovoltaico sui tetti dei capannoni e delle aziende agricole non sarà sufficiente a garantire una completa transizione energetica nelle campagne e occorrerà, quindi, avere la possibilità di ricorrere anche a degli impianti fotovoltaici “di scopo” che mettano insieme mondo agricolo con realtà industriali e finanziarie per un patto di sviluppo sostenibile.

È la proposta lanciata da Cia-Agricoltori Italiani al seminario del coordinamento FREE, oggi a Roma all’Hotel Nazionale, dove ha partecipato il vicepresidente nazionale Gianmichele Passarini, ribadendo la contrarietà della Confederazione al consumo di suolo con l’installazione a terra di pannelli fotovoltaici, a meno che non si tratti di terreni improduttivi.

Ha detto Passarini

È chiaro che bisogna accelerare sulle rinnovabili per fronteggiare la crisi climatica e raggiungere l’obiettivo ambizioso per la transizione energetica italiana di 80 GW di nuova potenza rinnovabile entro il 2030  e l’iter di quasi due anni per la definizione delle aree idonee, conclusosi con un sostanziale rinvio alle Regioni, non aiuta e rischia di produrre altri ritardi e possibili disuguaglianze sui territori”. Ecco perché, “in questo contesto, vogliamo avanzare una proposta per una speciale tipologia di impianti fotovoltaici che potrebbero rientrare in un accordo di area per sviluppo agricolo sostenibile.

 

Ad esempio, per Cia, la siccità che colpisce gravemente vaste aree agricole del Sud Italia necessita di risposte infrastrutturali concrete e rapide, tipo grandi impianti di dissalazione dell’acqua marina in grado di processare milioni di litri, mutuando le esperienze israeliane già esistenti. Processi che, però, hanno ingenti costi energetici. In tal senso, un importante impianto fotovoltaico al servizio dell’impianto dissalatore comporterebbe un patto di sviluppo con reciproci vantaggi per gli investitori, gli agricoltori e le comunità locali.

Altro esempio calzante secondo Cia: vaste aree a vocazione ortofrutticola con processi di frigoconservazione o di trasformazione energivori (mele trentine, pere dell’Emilia-Romagna, kiwi in Centro Italia etc.) o importanti distretti agroindustriali lattiero-caseari o di trasformazione vitivinicola oggi necessitano di abbattere i costi energetici per restare competitivi sul mercato. In questi casi, la realizzazione di impianti fotovoltaici significativi avrebbe un grande valore per gli effetti positivi diretti sul sistema agricolo, sia in termini di efficientamento dei costi che di crescita qualificata e competitiva.

 

Fonte cia.it