Il vicepresidente Passarini al Dairy Summit. Serve meccanismo per adeguare prezzi a mercato e “patto di sistema” con tutta la filiera
Le stalle italiane stanno vivendo una crisi senza precedenti che rischia di mettere ko tutta la filiera del latte. Per questo occorrono misure strutturali a tutela di un settore che paga insieme i rincari delle materie prime, gli effetti della siccità e la volatilità dei prezzi sui mercati. Così Cia-Agricoltori Italiani dal Dairy Summit, l’evento annuale di riferimento per il comparto, oggi al Palazzo De’ Toschi di Bologna. “I costi di produzione per le aziende zootecniche sono cresciuti in un anno del 111% -ha detto il vicepresidente nazionale di Cia, Gianmichele Passarini, nel suo intervento al convegno- raggiungendo anche 90.000 euro nelle imprese specializzate nell’allevamento delle vacche da latte, tra i forti rialzi delle spese per energia (+35.000 euro), mangimi (+34.000 euro) e carburanti (+6.000). Gli allevatori sono stati costretti a frenare la produzione per cercare di contenere le perdite, considerato che l’aumento dei costi operativi è decisamente superiore al prezzo del latte riconosciuto dal mercato. Ma continuando così, c’è il serio pericolo di perdere migliaia di stalle, soprattutto le più piccole, obbligate a cessare l’attività non riuscendo più a coprire pagamenti e costi correnti”. Ora “la tenuta del sistema è molto precaria -ha continuato Passarini- e pesa la paura e l’incertezza del futuro legata al perdurare della guerra. Ecco perché diventa sempre più urgente e necessario per il settore avere a disposizione un meccanismo per l’adeguamento del prezzo del latte nel corso dell’anno, sulla base dello sviluppo dei mercati”. Altrettanto importante, per difendere il settore, è “costruire relazioni più equilibrate e innovative tra mondo agricolo, industria e Gdo -ha spiegato il vicepresidente Cia- per dare vita a un ‘patto di sistema del latte Made in Italy’ e rispondere alle sfide in atto. Servono, poi, azioni di promozione unitarie e maggiori investimenti sulla qualità certificata, incoraggiando allo stesso tempo processi di aggregazione, attraverso la creazione di OP (Organizzazioni di Produttori) per incidere nella programmazione, nella definizione del prezzo e nella più equa distribuzione del valore su tutte le componenti della filiera”.
Fonte cia.it