Incrementi lontani dai 780 euro previsti per quelle di cittadinanza. Rivedere sistema di indicizzazione e tassazione.
Ci sono voluti oltre tre mesi per capire gli effetti precisi della legge di Bilancio 2023 sulle pensioni. Il risultato conferma un piccolo passo avanti, ma per le minime il problema non è risolto. Così Anp, l’Associazione nazionale pensionati di Cia-Agricoltori Italiani dopo attenta analisi degli incrementi previsti, certificati dall’Inps.
Gli aumenti, definiti con eccessiva enfasi come risultato di “rivalutazione eccezionale”, consistono, spiega Anp-Cia, nell’incremento fino a 599,82 euro per gli ultra 75enni e di 572,20 per quelli di età inferiore. Quindi, pensioni minime più alte solo per il 2023 e 2024, del 6,4% per gli ultra 75enni e dell’1,5% per gli altri. Uno scatto del tutto insufficiente, sottolinea l’Associazione di Cia, a fronte di un’inflazione che viaggia quasi al 12% su base annua, incidendo pesantemente sul costo dei beni essenziali come gli alimentari, oltre che sulle bollette di luce e gas.
Per Anp-Cia, dunque, è apprezzabile, nel metodo, la rivalutazione al 120%, ma è insufficiente negli esiti, visto che le pensioni minime sono ancora ben lontane dai 780 euro, l’ammontare di quelle di cittadinanza.
Nel dettaglio, Anp-Cia esprime perplessità sul sistema di indicizzazione, assolutamente da rivedere. In particolare, riguardo le pensioni più alte, che non sono quelle d’oro, ma di lavoratori che, comunque, hanno pagato i contributi e hanno diritto a essere tutelati dall’inflazione. Se da una parte, sottolinea Anp-Cia, può essere ragionevole prevedere delle parziali limitazioni, queste devono essere circoscritte nel tempo e finalizzate a sostenere redditi e pensioni più basse. Cosa che, invece, non avviene da numerosi anni, dimostrando che, ancora una volta, con le pensioni si tende a fare cassa.
Inoltre, Anp-Cia è preoccupata per la tassazione sulle pensioni per le quali non sono previste diminuzioni di sorta, mantenendo complessivamente un carico fiscale fra i più elevati d’Europa. Il recente decreto fiscale, chiosa l’Associazione di Cia, sembra non portare beneficio alcuno in termini di quella progressività sancita dalla Costituzione.
Infine, è ancora in bilico la questione “Opzione donna”, di cui si conferma la forte penalizzazione, e non ci sono segnali per la pensione di garanzia destinate ai giovani per i quali, invece, sarebbe urgente prevedere strumenti che assicurino un futuro previdenziale dignitoso.
“Tuttavia -interviene il presidente nazionale di Anp-Cia, Alessandro Del Carlo- la delusione non rallenta la nostra volontà a proseguire nell’impegno per la tutela dei pensionati, anche dal punto di vista sanitario, sociale e dell’invecchiamento attivo. Anche su questo fronte, infatti, si registrano ritardi da parte del Governo che mostra di sottovalutarne la rilevanza, a partire dalle disposizioni nell’ambito del Pnrr”.
Fonte Anp-CIA